In tempi non sospetti si era già identificato nello sblocco di assett finanziari iraniani detenuti all’estero o nello scambio di prigionieri due delle possibili opzioni utili a superare eventuali impasse nella negoziazione sul nucleare. Il Portavoce governativo persiano Ali Rabiaei afferma oggi che sono in corso delle negoziazioni volte, appunto, allo scambio di prigionieri con gli Stati Uniti, mentre resta ancora smentita da parte statunitense la notizia dello scongelamento di 7 miliardi di assett finanziari persiani.
Mentre aumentano i segnali di tensione – un’esplosione in una centrale elettrica ad Hakmiyeh lo scorso 7 luglio, lo scoppio di una granata stordente in un parco di Teheran lo scorso 10, oltre ai ben più importanti attacchi ai siti nucleari di giugno e naturalmente alle ostilità in atto fra Sati Uniti e proxies iraniani in Iraq – come l’attacco alla base aerea Al Asad – il Governo persiano decide di aumentare l’arricchimento dell’uranio tanto da suscitare una allarmata reazione degli E3.
Cosa c’è dietro tutto questo? La volontà di giungere ad una soluzione, ma di farlo dopo l’insediamento del nuovo Presidente Reisi. I negoziati a Vienna sono sospesi e gli Stati Uniti asseriscono che solo l’Iran abbia la possibilità di determinare l’apertura di un settimo round negoziale e la relativa durata.
Intanto, un attacco cibernetico colpisce il sistema ferroviario iraniano. I passeggeri sono invitati a chiamare un numero – il 664411 – per ottenere informazioni sulla viabilità. Ma dall’altra parte a rispondere è la segreteria dell’Ufficio della Guida Suprema.
E’ evidente come lo scherzo riveli un elemento di importanza fondamentale: chi ha perpetrato l’attacco è stato in grado di arrivare al centro del potere e di disseminare un’informazione essenziale, mostrando il fianco di un sistema che è stato spesso colpito da azioni, anche particolarmente gravi, svolte direttamente dal territorio persiano.
Il Partito Paydari, appartenente a quell’ala rivoluzionaria nella quale milita anche l’ex Presidente Ahmadi – Nejad, propone, insieme ad altri e con 35 deputati, un disegno di Legge che proibisca a Funzionari iraniani di negoziare con gli statunitensi senza il permesso del Parlamento: una mossa probabilmente destinata a scarso successo ma significativa nell’opporsi apertamente alla Guida Suprema, ad ora sostanzialmente l’unica autorità a gestire, dall’alto, le negoziazioni. Si tratta di una posizione non nuova, ma sensibile dato che della sostituzione della Guida Suprema dovrà necessariamente parlarsi in n futuro non troppo lontano. E la successione al potere potrebbe rivelarsi come uno dei più gravi momenti di crisi nella storia della Repubblica Islamica.