Le conclusioni della prima Coordinated Annual Review on Defence (CARD) sono state recentemente approvate dai Ministri della Difesa UE. Sono 55 le aree di possibile cooperazione individuate dal relativo report, che contestualmente ne rileva tutti i limiti storici, tra cui l’elevata frammentazione e gli scarsi investimenti. Da molti considerata una sorta di “semestre europeo della difesa”, la CARD illustra un panorama accurato delle capacità di difesa europee e aiuta gli stati membri, su base volontaria, a sincronizzare i loro piani di spesa militare, a pianificare l’allocazione delle risorse e a migliorare la cooperazione.
Introduzione alla CARD
Il 20 Novembre 2020 è stata presentata dalla European Defence Agency (EDA) la relazione del primo ciclo completo della Coordinated Annual Review on Defence, meglio nota con l’acronimo CARD. Il relativo documento, intitolato “2020 CARD Report” è stato redatto nei precedenti 12 mesi in cooperazione con il Servizio Europeo per l’Azione Esterna (SEAE), lo Stato Maggiore dell’UE (EUMS) e presentato in seno al Consiglio dei ministri della Difesa, riunitosi in videoconferenza. Riprendendo le parole dell’Alto Rappresentante Josep Borrell, che ha presieduto la riunione dei ventisette, la revisione coordinata annuale sulla difesa ha disposto “una visione d’insieme unica degli sforzi di tutti i 26 stati membri aderenti all’EDA in materia di pianificazione e rafforzamento delle capacità della difesa nazionale”. Più precisamente, il rapporto CARD individua 55 nuove opportunità di collaborazione nello sviluppo delle capacità, tenendo in debito conto gli aspetti connessi con la ricerca, la tecnologia e l’industria di settore. Tuttavia, al contempo, viene dipinto anche un quadro della difesa europea ancora caratterizzato da profonde frammentazioni e da scarsi investimenti nella cooperazione militare.
La CARD fa parte dei tre strumenti operativi funzionali al raggiungimento dell’end-state, ovvero PESCO e European Defence Fund (EDF), che in linea con gli obiettivi politico-strategici della “Global Strategy for the European Union’s Foreign And Security Policy” assicurerebbero il compimento del nuovo livello di ambizione europea. Per questa ragione, il processo che è stato avviato nel settore della difesa comune ha portato, in ambito EUMS, alla creazione nel 2017 di un quartier generale per la capacità militare di pianificazione e condotta (MPCC) così come all’istituzione della CARD, con un primo report nel 2018. In relazione a quest’ultima, l’EDA ha effettuato il sopracitato collaudo, il cui obiettivo era ottenere una panoramica dei piani di spesa nazionali, aiutando in tal modo gli stati membri a sincronizzare i loro bilanci per la difesa, a pianificare insieme gli investimenti futuri sfruttando le economie di scala e non per ultimo, ad evitare ulteriori duplicazioni. Se venisse sfruttato efficacemente il suo potenziale collettivo, ossia l’insieme dei bilanci per la difesa di tutti gli stati membri, l’Unione Europea potrebbe raccogliere nel settore difesa il secondo budget al mondo, arrivando a spendere circa il 50% del bilancio degli Stati Uniti.
CARD e CDP
La CARD, così come la PESCO e l’EDF, sono guidati in parte dal piano di sviluppo delle capacità (CDP – Capability Development Plan). Il CDP è una visione a medio-lungo termine e un’analisi delle missioni delle forze armate europee che fornisce delle indicazioni di massima sugli equipaggiamenti e più in generale sulle capacità militari da sviluppare su un orizzonte decennale. Le missioni in questione possono svolgersi nel framework UE, in quello NATO, nazionale o di apposite coalizioni. Il documento CDP è stato stilato e regolarmente aggiornato a partire dal 2008 dall’EDA, su indicazioni dei singoli stati membri e sulla base del lavoro del Comitato militare UE e dello Staff militare dell’UE. La sua ultima versione, approvata dai Ministri della Difesa europei, è datata 28 giugno 2018 e delinea 11 nuove priorità specifiche, dettagliate e output-oriented di sviluppo capacitivo, mantenendo tra l’altro un certo grado di coerenza con il NATO’s Defence Planning Process (NDPP). Idealmente, il CDP congiunto con la CARD rappresenta uno strumento volto a guidare le scelte degli stati membri in tema di investimenti che servono a colmare in modo mirato i gap individuati, evitando così inutili sprechi. Infatti, se il CDP illustra di quali capacità si avrà bisogno nei prossimi cinque-dieci anni, la CARD permette di avere una fotografia attuale dello stato dell’arte delle forze armate UE, consentendo di capire di cosa si dispone ad oggi e di cosa si necessiterà nel prossimo futuro.
Opportunità di sviluppo cooperativo
Il monitoraggio dello scorso 20 novembre della CARD, avviata in via permanente a partire dal 2019 dopo un biennio di fase sperimentale, illustra 55 opportunità di sviluppo cooperativo in tutti i settori militari: terra (17), aria (14), mare (12), cyberspazio (3), spazio (4) e “Joint and Enabler” (5). A questi si accompagnano 56 possibilità di cooperazione in ambito di ricerca e innovazione per la difesa (R&T) che ricalcano le divisioni definite dall’EDF e che riguardano intelligenza artificiale, difesa cibernetica, robotica, sensori digitali o efficienza energetica.
La relazione pone enfasi su sei aree di sviluppo considerate “di forte impatto e di prossima generazione”, il cui elevato potenziale le rende fondamentali per stimolare un incremento delle prestazioni operative comuni nel breve e medio termine, oltre che per garantire ritorni in termini di know-how industriale. Le aree individuate sono:
- Main Battle Tank (MBT – carro armato da battaglia): la volontà di sviluppare ed acquisire un New Generation Main Battle Tank – in sostituzione del carro armato “Ariete” se si parla delle forze terrestri italiane – che possa entrare in servizio nel 2030 non giunge nuova. Nel breve periodo viene raccomandato un ammodernamento ed aggiornamento congiunto delle capacità esistenti con il fine ultimo di ridurre entro la metà del 2030 il 30% dei tipi e delle varianti MBT, che sono più di 4.000.
- European Patrol Class Surface Ships (motovedette costiere e d’altura): la CARD suggerisce la sostituzione delle motovedette costiere e d’altura entro i prossimi dieci anni e lo sviluppo di un approccio comune alle piattaforme navali modulari. Contestualmente, vengono identificate alcune opportunità di cooperazione relative l’approvvigionamento congiunto di prodotti disponibili sul mercato, strutture logistiche comuni e requisiti funzionali futuri.
- Soldier Systems (sistemi soldato): si raccomanda che gli stati membri si sforzino di dotarsi di un’architettura comune condivisa entro la metà del decennio per tutti i sottosistemi (ad esempio armi leggere, sistemi di visione notturna, apparecchiature di protezione individuale CBRN, comunicazioni digitali, etc.) basata su una tecnologia all’avanguardia.
- Counter UAS/Anti Access/Area Denial (A2/AD) (contrasto dei sistemi senza pilota): il dominio aereo rappresenta il 40% degli investimenti complessivi degli stati membri e lo sforzo in questo settore dovrebbe essere quello di sviluppare una capacità europea di contrasto dei sistemi aerei senza pilota (UAS), puntando all’obiettivo auspicabile di stabilire uno standard europeo per le capacità A2/AD (Anti Access/Area Denial). Per quanto riguarda quest’ultima, l’EDA si è dimostrata categorica nell’affermare che o verrà sviluppata in modo collaborativo, oppure non sarà sviluppata affatto.
- Defence in Space (difesa nello spazio): lo spazio è un’area estremamente dinamica e in rapida evoluzione, un dominio operativo emergente in cui il Report CARD esorta ad elaborare un approccio comune per migliorare l’accesso ai servizi spaziali e la protezione dei beni nello spazio, in riferimento a tutte le dimensioni: Satellite Communication (SatCom), Positioning, Navigation and Timing (PNT), Space Based Earth Observation (SBEO) e Space Situational Awareness (SSA).
- Enhanced Military Mobility (mobilità militare rafforzata): facilitare il movimento di truppe e risorse militari è tutt’ora oggetto di confronto NATO-UE ed è anche l’obiettivo di uno dei progetti di punta nel contesto PESCO. Una maggiore mobilità militare, come spiegato nei documenti ufficiali, tiene conto delle minacce di natura ibrida così come delle infrastrutture, strutture e mezzi di trasporto militare. Questo offre l’opportunità per un approccio olistico da parte di tutti gli stati membri e comporta il miglioramento e lo sviluppo di capacità e servizi correlati che potrebbero anche supportare i sistemi di risposta civile in tempi di crisi. In quest’ultima focus area, la CARD raccomanda un coinvolgimento di tutti gli stati membri nei programmi di mobilità militare, in particolare per quanto riguarda il trasporto aereo e quello marittimo, le infrastrutture logistiche e l’incremento della resilienza dei sistemi e processi informatici.
La difesa comune fotografata dalla CARD
Nonostante gli sforzi significativi intrapresi dal 2016 dagli stati membri partecipanti, il primo ciclo della CARD osserva la persistenza di tutti i limiti storici della difesa comune, il cui panorama continua ad essere frammentato e povero di coerenza, in particolare sotto l’aspetto delle capacità di difesa e il loro sviluppo. Secondo quanto scritto nel rapporto, il raggiungimento del livello di ambizione militare (LoA) e autonomia definita entro i confini della Politica di Sicurezza e di Difesa Comune è attualmente inattuabile. Gli interessi nazionali rimangono prevalenti e i vuoti strategici tra i ventisette devono ancora essere colmati dallo Strategic Compass, il tassello mancante per una comune percezione della minaccia ed una cultura strategica europea condivisa.
L’impegno per le missioni e le operazioni PSDC è molto basso, con una sostanziale disparità tra gli stati membri in termini di coinvolgimento e sforzo operativo complessivo. Inficiano negativamente sulla capacità delle forze armate europee di operare insieme in modo efficiente anche l’elevata diversità tra i vari tipi di equipaggiamenti militari e i diversi livelli di ammodernamento e interoperabilità, compresi i sistemi logistici e le catene di approvvigionamento.
Per quanto riguarda la cooperazione, sebbene il nuovo pacchetto di iniziative di difesa UE abbia già portato ad una maggiore interazione tra gli stati membri – in linea con gli impegni della PESCO – un’analisi degli eventuali effetti positivi è senz’altro prematura. Inoltre, le spese correlate stanno scendendo ben al di sotto dei parametri collettivi concordati, specialmente quelle devolute allo sviluppo delle capacità militari, agli sforzi nel campo della R&T, all’industria della difesa e agli aspetti operativi. A ciò va aggiunta la triste ma alquanto realistica previsione che la crisi economica generata dal Coronavirus porterà ad un taglio significativo, se non ad una diversa allocazione, delle risorse finanziarie nazionali assegnate alla Difesa – basti pensare che gli stati europei più colpiti sono Francia, Germania e Italia, nonché quelli che generalmente spendono di più in armamenti.
In conclusione, la deframmentazione sarà possibile solo attraverso una visione comune dei pianificatori della difesa sul panorama delle capacità europee, che possa comprendere l’importanza: i) delle iniziative di difesa europee e i relativi strumenti di definizione delle priorità e di attuazione, ii) della rilevanza strategica dei progetti di sviluppo di capacità, iii) della R&T, iv) dell’autonomia strategica europea e v) dell’equilibrio tra i principi di coerenza UE, i requisiti NATO e le percezioni nazionali dello scenario securitario.
Tale processo potrebbe cominciare proprio dalla cooperazione nelle aree individuate dalla CARD, che andrebbero a beneficio di tutti per affrontare le priorità nazionali dichiarate degli Stati membri, armonizzando i loro interessi e la loro pianificazione. Ciononostante, come conclude la relazione, rimediare alla costosa frammentazione e ottenere vantaggi dalle sinergie e dal rafforzamento dell’interoperabilità militare non sarà affatto semplice e necessiterà un impegno costante per un lungo periodo di tempo in termini di spese, pianificazione e cooperazione in materia di difesa.
Lucrezia Luci,
Geopolitica.info