Forse quanto é sempre avvenuto dal 1992 in poi nell’alternanza fra conservatori e progressisti a Teheran ed a Washington, ovvero l’ottenimento di grandi aperture in campo economico. Queste si sono sempre realizzate quando a Teheran governavano i conservatori, ed il paradosso è solo apparente. I colloqui di Vienna potrebbero effettivamente essere all’ultimo round – o potrebbero concludersi a governo giá insediato -. Affrontata la questione missilistica e quella del corridoio sciita, comprensiva dell’appoggio ai movimenti anti-israeliani di matrice sunnita, né il Governo della Guida Suprema né quello del Presidente entrante Reisi hanno interesse a ritardare i benefici economici di un rientro dell’Iran nel contesto internazionale, che verrebbe a loro intestato. Avremo prova del raggiungimento del “giro di boa” quando il GAFI certificherá la compliance iraniana in materia di finanziamento al terrorismo e di riciclaggio del denaro, obiettivo al quale il Governo Rouhani aveva puntato molte volte, senza successo.
Reisi, in questa competizione, rappresentava l’intero asse conservatore,lasciando agli altri candidati (eccetto Hemmati) un ruolo di contorno. L’astensionismo e la disillusione, uniti al continuo e risoluto sabotaggio dell’accordo da parte dell’amministrazione Trump, hanno annichilito ció che il voto espresso nel 2017 da milioni di giovani iraniani avrebbe potuto determinare, ovvero un rientro effettivo e reale del Paese nella Comunità internazionale giá nel quadriennio ‘17-‘21. Il Governo Rouhani avrebbe potuto traghettare il Paese verso un’evoluzione tanto economica quanto sociale. Quest’ultima non avverrà sotto l’Esecutivo Reisi, che rappresenta la continuità piena con la linea della Guida Suprema, alla quale un giorno potrebbe succedere. Saranno ora i conservatori a gestire i benefici del rientro del Paese nei circuiti finanziari internazionali. Inoltre, l’Italia gioverà della normalizzazione economica in modo decisamente inferiore a quanto avrebbe potuto giovarne cinque anni fa.
Mentre le due navi della Marina iraniana cambiano rotta, dopo essersi avventurate in pieno Atlantico puntando non piú al Sud America ma verso Nord, la transizione al Ministero degli Esteri di Teheran eclisserá la notevole figura di Zarif, artefice dell’accordo del 2015.
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