Fino a pochi anni fa, gli haitiani che emigravano dal proprio Paese in cerca di condizioni di vita dignitose, compivano dei veri e propri viaggi della morte verso il Sud America – molto spesso affidandosi a trafficanti di esseri umani senza scrupoli. Grazie ad una politica di immigrazione accogliente, il Brasile è diventato il Paese che più attrae il popolo colpito dal terremoto del 2010.Come vedremo, il Paese sudamericano ha adottato una politica molto simile a quella per i rifugiati siriani colpiti dalla guerra, ma con una importante variante.
In seguito al terremoto del 12 gennaio 2010, il numero di haitiani che ha iniziato ad emigrare è aumentato in maniera crescente: Stati Uniti, Canada e Francia sono i principali paesi di destinazione. L’altro polo di attrazione è il Sud America, con il Brasile che detiene il primato di cittadini haitiani espatriati nella regione. Questa tendenza è stata favorita da una politica di immigrazione molto favorevole: è sufficiente che un cittadino haitiano che voglia emigrare in Brasile si presenti in un ufficio della capitale Port-au-Prince e depositare una domanda di visto umanitario.
Un sistema simile è stato adottato per i rifugiati siriani, che possono recarsi presso i consolati brasiliani in Medio Oriente e depositare una domanda di visto speciale, che agevola il viaggio verso il Brasile dove, una volta arrivati, possono avanzare domanda di asilo: ad oggi, 8.000 visti sono stati concessi ai migranti siriani. L’UNHCR ha più volte sollecitato i policy makers europei a favorire la concessione di visti umanitari per agevolare delle ’’vie migratorie legali’’ e per permettere ai rifugiati di raggiungere l’Europa in sicurezza. Il modello brasiliano potrebbe certamente essere un esempio.
Per Haiti, l’agenzia umanitaria IRIN ha riportato l’interessante testimonianza di uno dei migranti trasferitisi in Brasile, Ernson Etienne, 20 anni. Dopo aver attraversato la frontiera con la Repubblica Dominicana e preso un volo per Bogotà (Colombia), è volato in Equador, per poi passare la frontiera con il Perù e fare il resto del tragitto via terra. È in Perù, racconta, che i suoi problemi sono iniziati: alcuni poliziotti corrotti lo hanno costretto a versare una bustarella e dei trafficanti di esseri umani gli hanno domandato somme esorbitanti per trasportarlo di città in città. Dopo un tragitto di più di un mese ed una spesa di 3.500 dollari si è infine stabilito nello Stato dell’Acre, nel nord-ovest del Paese.
Oggi Etienne vive in un centro di accoglienza per gli immigrati e rifugiati nella periferia di Rio Branco, la capitale dello Stato dell’Acre (cha ad oggi accoglie 1.200 migranti, di cui la maggioranza haitiana). Sta aspettando che il fratello gli mandi dei soldi per acquistare un biglietto dell’autobus e raggiungere così lo stato di Santa Caterina, nel sud, dove spera di trovare lavoro nel settore edile o in quello agricolo.
I migranti haitiani non sono coperti dalla Convenzione del 1951 sui rifugiati. Non fuggono da una persecuzione né da un conflitto (e la Convenzione non prevede la copertura per tutti coloro che scappano da una catastrofe naturale), ma il Brasile li considera come una categoria speciale di migranti economici e, nel 2011, ha creato un visto umanitario specifico per loro.Fino a qualche mese fa, nei fatti,soltanto un numero limitato di migranti hanno potuto depositare una domanda di visto umanitario, poiché il Consolato brasiliano a Port-au-Prince ne rilascia soltanto 100 al mese: la domanda supera di gran lunga l’offerta. Molti migranti hanno così scelto di partire illegalmente piuttosto che attendere. Ma così facendo si ritrovano nel circolo vizioso cui è stato soggetto Etienne.
Tale situazione di stallo si è in parte risolta grazie all’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM)che ha aperto un ufficio a Port-au-Prince che permette agli haitiani di depositare la propria domanda di visto umanitario, prima entrare in Brasile. Con tale iniziativa l’OIM cerca di porre fine alle partenze clandestine, offrendo un’alternativa legale e trasparente.
Un motivo che ha spinto gli haitiani a scegliere il Brasile come destinazione preferita è stata la prospettiva di trovare un impiego legato all’organizzazione della Coppa del Mondo del 2014. Come Etienne, la maggioranza dei migranti raggiungono gli Stati ricchi del Sud – Sao Paolo, Santa Caterina o Rio Grande de Sul. Ma il Brasile non ha le risorse necessarie per procurare un sostegno reale ai migranti arrivati: in mancanza di posti abitativi nei quartieri poveri delle città del Sud, i migranti sono spesso costretti ad affittare degli appartamenti privati, ed inoltre hanno difficoltà a trovare un posto nel mercato del lavoro, a causa delle barriere linguistiche.
Il Brasile inoltre sta attraversando una crisi economica molto acuta. Dal 2010, il Real ha perso più del 70% del suo valore rispetto al dollaro americano: ciò vuol dire un abbassamento delle rimesse che gli stranieri possono inviare alle loro famiglie.Inoltre, l’anno scorso, il Paese ha perso più di un milione di posti di lavoro, soprattutto nell’edilizia, principale settore di occupazione dei migranti. Tali eventi mettono certamente in discussione la politica di immigrazione del Paese sudamericano portando a tensioni sociali che per il momento restano circoscritte ad alcuni episodi sporadici di violenza, ma che potrebbero esplodere in eventi molto più significativi.